Dopo il furto verificatosi ai danni della Chiesa di San Vincenzo a Modena, all’interno della quale è stata rubata una preziosa opera del Guercino, è stato inferto un altro grave danno al patrimonio artistico italiano: parliamo del colpo messo a segno nell’ala museale del Castello Sforzesco a Milano, dove una banda di ladri è riuscita a trafugare ben tre tavolette di legno da soffitto a cassettoni della fine del 400 di un pittore anonimo di Cremona. Il furto, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, è stato ben studiato e programmato, per poi essere realizzato esattamente nell’unica zona dell’edificio non raggiunta dall’occhio vigile delle telecamere di sistema della videosorveglianza. In questo specifico contesto, ai malviventi è bastato avere uno zaino ed una tronchesina per recidere il fil di ferro che allacciava le tele al muro e portarle via indisturbati, proprio mentre l’addetto alla sorveglianza era impegnato in un’altra stanza del museo.

Il furto si è verificato nel fine settimana, nello specifico di sabato ed in pieno giorno, in un periodo in cui il flusso dei visitatori è significativo e costante. Le tre tavole di legno trafugate fanno parte della collezione di ben 32 pezzi custodita nel deposito del museo. Di tale collezione, erano stati esibiti al pubblico sei pezzi, e di questi ultimi facevano parte le tre opere d’arte depredate, raffiguranti busti maschili di profilo con indosso dei vestiti tipici della fine del 400. Le tre tavole di legno (con una misura di 25 x 25 cm.), all’epoca venivano utilizzate per ornare le dimore patrizie lombarde, ed erano esposte in grandissime sale in posizione inclinata tra le travi delle volte. Per ciò che concerne il valore in termini economici, queste tre opere, in base alle stime degli addetti ai lavori, sono pezzi unici ma realizzati in serie, pertanto si rifanno ad un mercato di nicchia nell’ambito del piccolo antiquariato (si tratta dunque di una capacità economica limitata ad un settore ristretto).

Il primo a rendersi conto del furto avvenuto era un membro dello staff del museo, ovvero uno degli addetti alla sicurezza; dopo una serie di verifiche interne è stato dato l’allarme e denunciato il furto agli agenti del Commissariato della città. I militari hanno subito esaminato le registrazioni delle telecamere, ma come specificato prima, non è stata rilevata nessuna immagine in grado di identificare i malfattori, in quanto nessuna videocamera mirava verso il punto in cui erano agganciate le tre tavole trafugate. In seguito ai sopralluoghi ed alle verifiche del caso da parte degli agenti, sono partite le indagini per l’individuazione delle opere artistiche e degli autori del furto. Francesca Tasso, responsabile del museo, si era detta più che sicura del fatto che il furto fosse stato ponderato minuziosamente da chi, chiaramente, conosceva la mancanza di copertura delle telecamere proprio in quell’angolo della sala. La stessa responsabile ha palesato la necessità, ora urgente più che mai, di potenziare la videosorveglianza, di installare altre telecamere e di introdurre un apposito guardaroba all’ingresso dell’edificio per il deposito di borse, zaini e contenitori vari al seguito dei visitatori.