il blog dedicato ai sistemi di videosorveglianza e antifurto

Author: redazione (Page 45 of 47)

Il cavo coassiale: caratteristiche e materiali

Un ruolo fondamentale nei sistemi di videosorveglianza  lo riveste il cavo coassiale, ossia quel cavo che funge da collegamento tra la telecamera e il videoregistratore DVR e responsabile del trasporto delle immagini dall’una all’altra. Il cavo coassiale è un elemento detto “passivo”, perché a seconda della sua lunghezza e della frequenza di esercizio, può verificarsi un’attenuazione del segnale.

I cavi coassiali di buona qualità hanno un’attenuazione contenuta e proteggono il segnale da eventuali interferenze esterne e sollecitazioni meccaniche; un buon cavo resiste bene agli agenti atmosferici, pioggia, umidità, caldo eccessivo possono rovinare il cavo e comprometterne le funzionalità, ma se realizzato con buoni materiali il pericolo è scongiurato.

Tornando all’attenuazione va spiegato che con questo termine si indica la diminuzione in ampiezza e la distorsione del segnale durante il percorso che porta le immagini dalla videocamera al DVR; l’attenuazione è legata innanzitutto alla qualità del cavo e alla sua capacità di trattenere la perdita resistiva dei conduttori e poi alla perdita nel dielettrico, ossia uno degli strati isolanti che compongono il cavo.

Un cavo coassiale è composto da più strati: il primo è una guaina protettiva esterna, poi si passa alla treccia, al nastro, al dielettrico, fino ad arrivare al conduttore interno, quello su cui “viaggia” il segnale – dal diametro del conduttore interno dipende l’attenuazione: maggiore è il diametro, minore è l’attenuazione.
Ma analizziamo anche la composizione degli altri strati: dopo il conduttore interno si trova il dielettrico, materiale isolante costituito da politene compatto capace di attenuare le perdite elettriche e meccaniche, poi c’è il nastro che, quando presente, aumenta la qualità del cavo coassiale e le sue prestazioni schermando il conduttore dai campi elettromagnetici e isolando l’ambiente esterno dalle emissione elettromagnetiche prodotte dal conduttore interno. Infine ci sono la treccia, che può essere più o meno spessa, e la guaina che protegge tutti gli strati finora menzionati.

Videosorveglianza e privacy, come comportarsi?

Anche se l’argomento è controverso, la videosorveglianza nei Comuni, oggi, è realtà: utilizzate per contrastare la microcriminalità e gli atti vandalici o per sorvegliare zone sensibili del territorio, le telecamere svolgono un’ottima funzione deterrente e di protezione, ma nonostante questo non si può sottovalutare il problema della privacy. Le amministrazioni comunali, infatti, sono tenute a rispettare alcune regole nella pianificazione e nell’uso della videosorveglianza sul territorio cittadino.

La definizione di queste regole è compito del garante della privacy che, nel 2004 e poi con un aggiornamento nel 2010, si è occupato di trovare un equilibrio fra ha le necessità di sicurezza dei Comuni e quelle di privacy dei cittadini. Sono tenuti a rispettare tali regole anche gli stadi, gli ospedali, le caserme e persino i condomini.

Ma quali sono le principali regole da rispettare? La prima e la più importante riguarda l’informativa, con questo s’intende che ogni cittadino deve essere informato in maniera opportuna sulla presenza di sistemi di videosorveglianza nelle aree pubbliche. Le amministrazioni comunali devono segnalare la presenza di telecamere con appositi cartelli in cui è specificata la fascia oraria di attività, l’eventuale collegamento del sistema con le forze dell’Ordine e così via.

Anche i vigili urbani e le Forze dell’Ordine possono utilizzare sistemi di videosorveglianza per il controllo del traffico ed eventuali infrazioni del codice della strada, ma devono riprendere solo le targhe dei veicoli e non possono tenere in archivio, ne utilizzare, le immagini che ritraggono conducente e passeggeri.

Negli ultimi anni anche le isole ecologiche possono essere sottoposte a videosorveglianza e, in questo caso come tutti quelli citati sopra, le immagini non possono essere conservate per più di 24 ore, ad esclusione dei weekend; solo il garante per la privacy può autorizzare alla conservazione dei video oltre il limite delle 24 ore.

Videosorveglianza, internet e hacker

La videosorveglianza online è sicura? Per molti la videosorveglianza in internet rappresenta il futuro, per altri invece solo un rischio, per via degli hacker che ne comprometterebbero la sicurezza.

Non è possibile negare che gli attacchi sono una realtà, in molti ricorderanno l’intrusione sul sistema del Pentagono da parte di un abile hacker, ma per correttezza è bene ricordare che l’hackeraggio di un sistema informatico o di videosorveglianza non è così semplice e può essere fatto solo da persone in possesso di conoscenze e tecnologie adatte.

Anche se la videosorveglianza non potrà mai essere sicura al 100%, è opportuno sapere che esistono tanti dispositivi capaci di elevare la sicurezza di un sistema, uno di questi è il DVR: un videoregistratore di ultima generazione garantisce la creazione di una rete con un protezione più alta. Altro piccolo consiglio è quello di non usare mai la porta 80 – una porta di collegamento normalemente usata per l’accesso a internet – cambiarla renderà molto più complicata la vita a chiunque voglia introdursi nel vostro sistema, anche sostituire con frequenza la password d’accesso è un’ottima mossa, ricordando di usare sempre numeri e lettere in maniera combinata.

Con questi piccoli accorgimenti si riesce a rendere l’hackeraggio un’operazione lunga e complicata e a scoraggiare i malintenzionati.

Nonostante tutto una videosorveglianza che sfrutta internet è un sistema molto valido per proteggere un’abitazione o una proprietà, oltre che comodo se si pensa che oggi le immagini possono essere controllate da remoto, accedendo al sistema da uno smartphone o da un tablet.

Telecamere termiche – Usi e utilità

Il mondo della videosorveglianza non è così semplice come può sembrare, soprattutto perché una cattiva valutazione in fase di progettazione può comportare problematiche che impediscono alle telecamere di funzionare bene. Per fortuna in commercio esistono prodotti per le più svariate esigenze che permettono di superare anche i casi limite, rendendo sempre possibile il monitoraggio e la videosorveglianza.

Ad esempio, in caso di buio e scarsa visibilità, si possono adoperare telecamere termiche: ogni corpo e/o oggetto emette energia e calore catturabili dalle telecamere termiche che, a loro volta, attraverso software e processori elaborano i dati e le inviano al DVR o al monitor di sorveglianza.

Grazie alle telecamere termiche si possono videosorvegliare anche luoghi privi di fonti di luce o con condizioni atmosferiche estreme, come quelli con nebbia fitta; in questi casi le telecamere fungono da filtro prima di inviare le immagini ad altri dispositivi come monitor e videoregistratori.

Le immagini riprese da questo tipo di telecamere assumono diverse scale di colore, ad esempio i corpi in movimento prendono il colore rosso. La tecnologia di questi dispositivi è particolarmente avanzata e il loro prezzo non è basso, ma in questi casi la videosorveglianza raggiunge livelli altissimi di efficienza – le telecamere termiche sono in grado di “vedere” attraverso i muri, mentre nessun altro dispositivo è in grado di farlo.
Queste telecamere sono indicate soprattutto per le esigenze professionali per via del costo e per la necessità di essere affiancate da un videoregistratore per l’invio delle immagini verso il monitor e per la loro archiviazione.

Discariche abusive – La videosorveglianza come prevenzione

Ad oggi, uno dei più grandi problemi della amministrazioni comunali si chiama “immondizia”. Vuoi per mancanza di senso civico, vuoi per cattiva gestione dei rifiuti, molti Comuni italiani vivono situazioni di emergenza con strade intasate dai rifiuti, cattivi odori e gravi rischi per la salute. In parallelo a tutto questo c’è il fenomeno delle discariche abusive, che invece nascono da un reale senso di inciviltà: strade abbandonate o poco trafficate diventano vere e proprie discariche a cielo aperto per materiale più o meno ingombrante.

Per ovviare a questa situazione, molte amministrazioni comunali hanno deciso di intraprendere la strada della videosorveglianza: fuori dalle discariche comunali e lungo particolari strade vengono installate telecamere con lo scopo di vigilare e monitorare sull’abbandono non consentito di rifiuti. La speranza è che la videosorveglianza abbia una funzione deterrente e che riesca a scoraggiare l’abbandono dei rifiuti anche per via delle alte sanzioni a cui si andrebbe incontro.

I risultati dell’adozione della videosorveglianza sono buoni e molte amministrazioni affermano che sia riuscita a diminuire il numero di discariche abusive, ma è bene ricordare a quei Comuni che ne volessero fare uso, che le telecamere devono essere sempre accompagnate da appositi cartelli che segnalano la presenza di telecamere e che le registrazioni non possono essere tenute in archivio per più di 24 ore, come previsto dalle normative sulla privacy attualmente vigenti.

Microspie e microcamere – Possono essere scovate?

Il primo obiettivo di chi installa sistemi di videosorveglianza è proteggersi dai malintenzionati, è bene che gli apparecchi siano sistemati in posti poco raggiungibili e se possibile lontani da occhi indiscreti, per questo a volte si preferiscono microspie e microcamere alle normali telecamere di videosorveglianza. Questi apparecchi sono poco ingombranti, ma garantiscono una buona qualità video, anche se difficilmente paragonabile a quella delle telecamere vere e proprie.

Svantaggi di microcamere e microspie è quello di poter essere “intercettate” da rilevatori in grado di rilevarne la presenza e annullare GHz. Questi rilevatori sono piccoli e capaci di rilevare le telecamere wireless, i segnali wi-fi, presenza di cellulari e segnali audio, funzionano fino a una distanza di circa 10 metri, sono alimentati a batterie e molto precisi.

Dunque il rischio che le vostre apparecchiature di videosorveglianza vengano scovate c’è, ma i rilevatori sono spesso utilizzati da professionisti, soprattutto nel campo dello “spionaggio industriale”, meno frequente invece che vengano usati per intercettare apparecchi piazzati in casa o in piccole realtà commerciali.

Telecamere, distanze e ripresa dei dettagli

Le telecamere di videosorveglianza sono molto simili all’occhio umano se si esclude il fatto che a sua differenza sono elettroniche e proprio come un occhio, le telecamere hanno limiti oltre i quali non possono andare oppure sono limitate nell’inquadrare particolari dettagli.

Nella progettazione di un sistema di videosorveglianza è bene tenere a mente alcuni parametri, come quello della distanza, fondamentale se non si vuole rendere del tutto inutile il dispositivo.  

Ecco alcuni numeri! La gran parte delle telecamere presenti in commercio possono riprendere fino a una distanza di 50 metri, ma nella misurazione della distanza è importante tener conto della capacità dell’apparecchio di distinguere il volto di una persona. Ciò significa che se, aumentando l’ingrandimento, l’immagine di un volto è sgranata, allora la distanza è eccessiva e va ricalibrata.

Dopo i 10 metri di distanza solo le telecamere con risoluzione alta e con zoom ottici potenti assicurano delle immagini non troppo sgranate, in ogni caso è bene considerare che in un sistema di videosorveglianza domestico riconoscere un volto da una lunga distanza può non essere così importante e che se le telecamere sono poste a controllo di un bene prezioso, per forza di cose i malviventi sono costretti ad avvicinarsi e rendersi riconoscibili.
Ricapitolando, la distanza a cui porre una telecamera per la videosorveglianza è molto rilevante negli ambienti professionali, lo è meno in quelli domestici, detto questo è bene sapere che ci sono dispositivi professionali come le Megapixel, le HDTV e le Speed Dome che sono altamente performanti, anche se necessitano di persone che le manovrino per cogliere i dettagli.

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